IQNA

Alluhuf, Le vicende di Karbala - parte 13

14:58 - September 25, 2022
Notizie ID: 3488051
Iqna - Il presente libro è la narrazione della tragica vicenda di Karbalà ed è la traduzione, dalla versione persiana, dell’opera “Alluhúf Alà Qatla-t-tufúf” del grande sapiente shi°ita Sayyid Ibn Tawus

Alluhuf, Le vicende di Karbala - parte 13

 

Il martirio dell’Imam Husseyn (as)

Husseyn (as) disse: “Portatemi una veste senza valore, tale da non essere desiderata da alcuno, affinché io possa non rimanere nudo dopo il mio martirio”. Gli fu allora data una veste piccola e stretta ed egli disse: “Non la voglio, poiché questa è la veste dei vili”. Prese poi una vecchia veste e, dopo averla lacerata, la indossò; nonostante ciò, dopo il suo martirio, gli fu tolta di dosso.

Prese quindi un altro vestito, tessuto nello Yemen, e, dopo averlo strappato, lo indossò. Husseyn (as) strappava le vesti, prima di indossarle, poiché non voleva che dopo il suo martirio qualcuno gliele togliesse di dosso, lasciandolo in tal modo nudo. Si narra però che dopo il suo martirio Abjar Ibn Ka´b gli tolse di dosso anche questa veste e lo abbandonò nudo sul suolo. A causa di questo vile gesto, ogni anno in estate, ambedue le mani gli si seccavano, diventando come due legni secchi; in inverno invece erano umide e da esse fuoriusciva sangue e pus. Visse in queste condizioni fino al giorno in cui morí.

Si narra che quando Husseyn (as) rimase sfinito a causa delle ferite che aveva subito e delle frecce che gli si erano conficcate nel corpo (che erano cosí tante che assomigliavano alle spine di un riccio) Salih Ibn Wahab gli infilò una lancia nel fianco e lo fece cadere da cavallo; Husseyn (as) disse allora: “Nel nome di Dio, con l’aiuto di Dio, secondo la religione dell’Inviato di Dio”.

Zainab uscí dalla sua tenda ed esclamò: “Fratello mio! O mio signore! Famiglia mia! Potesse il cielo precipitare sulla terra e le montagne frantumarsi e cadere al suolo”. Shimr, tuonante, disse ai suoi: “Cosa aspettate?! Fatelo fuori!”, e l’armata attaccò vilmente Husseyn (as); Zar´ah Ibn Sharík lo colpí con la spada sulla spalla sinistra e Husseyn (as) rispose con la spada uccidendolo. Un altro colpo sulla spalla fece cadere Husseyn (as) col viso a terra; il dolore e la fatica erano ormai tali da non permettergli piú neanche di alzarsi. Sanàn Ibn Anas An-nakh´iyy gli trafisse la gola con la lancia, estrasse la lancia e lo colpí nel petto e, per finire, lo colpí con una freccia nella gola.

Il nobile Imam, estratta la freccia, prendeva il sangue che fuoriusciva dalla gola, e, spalmandolo sulla testa e sulla barba, diceva: “Cosí incontro Allah, tinto del mio stesso sangue, usurpato dei miei diritti”. Umar Ibn Sa´d disse a uno degli uomini della sua armata, che si trovava sulla sua destra: “Guai a te! Scendi e vai a uccidere Husseyn”; Khul-i-bni Yazid Al-asbahiyy volle decapitare Husseyn (as), ma iniziò a tremare e ritornò indietro. Sanàn Ibn Anas An-nakh´iyy scese dunque da cavallo, colpí l’Imam (as) alla gola e disse:

“Giuro su Dio che, nonostante sappia bene che tu sei il nipote del Profeta e che non esistono genitori migliori dei tuoi, io ti decapiterò”. Dopo aver pronunciato queste parole lo decapitò. A tal proposito il Poeta dice: “Nessuna disgrazia è pari a quella del martirio dell’Imam Husseyn nel giorno in cui le impure e scellerate mani di Sanàn Ibn Anas lo uccisero, lo decapitarono”. Si narra che Al-mukhtar amputò le dita, le braccia e le gambe Sanàn Ibn Anas, poi fece preparare una grande caldaia piena di olio d’oliva bollente e lo gettò in essa. L’empio Sanàn, terrorizzato e tremendamente agitato, rimase nella caldaia fino a morire.

Abu Tàhir Muhammad Ibn-l-hasan narra che l’Imam as-Sadeq (as) disse: «Quando Husseyn fu ucciso, alto si fece il lamento degli Angeli, i quali dissero allora: “O Signore, questo è Husseyn, Tuo eletto, figlio del Tuo Eletto e della figlia del Tuo Profeta (S)”. Dio allora mostrò loro il viso del Ga’im {il dodicesimo Imam, Hujjat-i-bni-l-hasan) e disse loro: “Attraverso lui lo vendicherò”»

Si narra inoltre che quando l’Imam Husseyn (as) fu ucciso si alzò un’immensa nuvola di polvere nera che oscurò il cielo, e iniziò a spirare, in quell’oscurità, un vento rosso che azzerò totalmente la visibilità; l’armata d’Ibn Sa´d pensò che Dio avesse deciso di punirli. Rimasero in quelle condizioni per un po’ di tempo, dopodiché la luce del sole ritornò a illuminare la piana di Karbalà.

Gli istanti successivi al martirio di Husseyn (as)

Si narra che Hilàl Ibn Nafi´ disse: «Io ero con l’esercito d’Ibn Sa´d quando, d’un tratto, qualcuno gridò: “O Duce, lieta novella! Shimr ha ucciso Husseyn”; io uscii dalle schiere dell’esercito e mi avvicinai a Husseyn e vidi che stava per morire: giuro su Dio che mai avevo visto una persona morire in un bagno di sangue migliore e piú avvenente di Husseyn; la luce che emanava il suo viso, la sua bellezza mi distolsero dal pensiero di ucciderlo. Egli in quello stato chiedeva dell’acqua e uno di quegli empi gli disse: “Non ti disseterai se non quando entrerai nel Hàmiah e berrai della sua bollente acqua”. Egli rispose allora: “Io andrò da mio nonno, l’Inviato d’Allah, vivrò della sua dimora in Paradiso, berrò della sua gradevole acqua e denuncerò a lui le ingiustizie che m’avete fatto”. Gli uomini d’Ibn Sa´d sentendo queste parole furono presi da un’incredibile ira: sembrava che Iddio non avesse messo nei loro nemmeno un briciolo di pietà; mentre Husseyn parlava con loro lo decapitarono. Io rimasi profondamente colpito dalla loro crudeltà e dissi loro: “Non vi seguirò piú in nulla, non collaborerò mai piú con voi”»

Dopo che Husseyn (as) cadde martire, gli uomini d’Ibn Sa´d iniziarono a denudarlo. Ishag Ibn Hubah Al-hadramiyy (che Iddio lo maledica) gli tolse la camicia e la indossò; per questo vile gesto prese poi la lebbra e perse tutti i peli del corpo. Secondo quanto è stato narrato, la camicia dell’Imam portava i segni di circa centodiciannove colpi di spada, freccia e lancia. A tal proposito, l’Imam as-Sadeq (as) dice:

“Sul corpo di Husseyn sono stati rinvenuti trentatré colpi di lancia e trentaquattro ferite di spada”. Abjar Ibn Ka´b At-tamimiyy (che Iddio lo maledica) rubò i pantaloni dell’Imam; si narra che dopo aver commesso questo vile gesto rimase paralizzato. Akhnas Ibn Murthad Ibn Algamah Al-hadramiyy o, secondo un’altra tradizione, Jàbir Ibn Yazid Al-awdiyy gli rubò il turbante e se lo mise in testa; in seguito a questo atto impazzí. Al-aswad Ibn Khàlid rubò le scarpe dell’Imam, mentre Bajdal Ibn Salím Al-kalbiyy gli levò l’anello; per poterlo estrarre gli amputò il dito. Si narra che Al-mukhtàr arrestò Bajdal Ibn Salím, gli amputò tutti gli arti e lo abbandonò in quello stato, facendolo morire dissanguato. La gatifah di Husseyn (as), che era di pelle pregiata, fu rubata da Gais Ibn Al’ash´ath e il suo scudo, chiamato Al-batrà, da Umar Ibn Sa´d. Quando quest’ultimo fu ucciso, Al-mukhtar donò questo scudo al suo uccisore.

La spada di Husseyn (as) fu invece rubata da Jami´ Ibn-l-khalg o, secondo un’altra tradizione, da un uomo appartenente alla tribú dei Baní Tamím, chiamato Aswad Ibn Hanzalah. Un’altra tradizione dice che Ibn Sa´d rubò la spada all’Imam che in seguito passò alla figlia di Habíb Ibn Badíl. Bisogna sapere che questa famosa spada non è la Zu-l-fajàr {la celebre spada dell’imam °Alì(as)}, poiché quest’ultima è custodita {dal dodicesimo Imam (aj)} con il resto dei cimeli della profezia e dell’imamato. I narratori di tradizioni tramandano hadith che confermano quanto abbiamo ora detto.

 

 

 

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